Il volto di Michelangelo nel Giudizio Universale

Il volto nascosto nel Giudizio Universale di Michelangelo

Nel 1992 in alcuni disegni di Leonardo e di Michelangelo, Giancarlo Iacomucci, in arte Litofino, ha notato un particolare modulo compositivo che attraverso la giustapposizione di gruppi di figure umane variamente disposte, arriva a comporre una più grande figura (tipicamente un volto).

Iacomucci, artista e incisore, aveva l’occhio allenato perché nel suo lavoro faceva la stessa cosa, cioè nascondeva messaggi, simboli e informazioni per ampliare il più possibile, il contenuto delle sue opere.

A Iacomucci, non sfuggiva che nello schizzo complessivo per il Giudizio Universale del 1534 (Firenze, Casa Buonarroti 65Fr), Michelangelo nascondeva un volto barbuto visto di fronte.

Il volto nascosto di Michelangelo Il volto nascosto di MichelangeloLa grande figura non é facilmente estraibile a colpo d’occhio perché la percezione è bloccata sulla scala minore (quella delle piccole figure componenti).

Ma nell’affresco finale del Giudizio Universale, pur rimanendo l’impianto figurativo pressoché inalterato, non c’è più traccia del volto barbuto.

Iacomucci aveva chiara la sensazione che, nell’affresco, Michelangelo avesse nascosto un volto, quindi continuò la sua ricerca fino a individuare, nella zona centrale, il profilo di un volto orientato verso destra.

Nel profilo é riconoscibile un gigantesco autoritratto di Michelangelo fedele alle caratteristiche fisionomiche trasmesse dall’iconografia coeva.

Infatti, se a partire dalla nuvola che sorregge Adamo, S. Giovanni, si fa scorrere in senso orario una linea di inviluppo lungo la rima azzurra che isola la zona centrale (Cristo e santi) allora si evidenziano in progressione:

– la zona occipitale del ritratto (contorno del gruppo Adamo)

– la volta cranica (contorno delle figure sopra il Cristo)

– la fronte (tra un braccio sporgente e la testa dl S. Pietro)

– i seni frontali (il dorso di S. Pietro)

– il naso (figura verde inginocchiata dietro S. Pietro)

– i baffi (gruppo a sinistra di S. Biagio e S. Caterina)

– la barba (parte dei dannati in caduta)

– l’occhio (contornato dalle gambe di S. Pietro)

Il volto nascosto di MichelangeloIl volto nascosto di Michelangelo

Ma per poterlo affermare, servivano prove certe, incontestabili, visto anche le tante suggestioni propagandate per certezze da gente inesperta mentre i critici dell’arte e gli studiosi negavano sempre tutto, anche l‘evidenza comprovata, facendola diventare tuttalpiù una curiosità, una stranezza del genio dl Michelangelo.

All‘occhio esperto dl un tecnico nel campo della stampa d’arte, non potevano sfuggire quei puntini incomprensibili sulla tempia del ritratto di Michelangelo, visibili nell’incisione a bulino di Bonasone o la goccia dl sudore visibile nel ritratto del Beatrizet che ritrae Michelangelo all’età di 71 anni, solo pochi anni dopo aver dipinto il Giudizio Universale.

Non sfuggivano neanche le scritte in latino che accompagnano queste due incisioni, soprattutto la forma particolare che recita: “…non habet aut oculos..”.

Il volto nascosto di MichelangeloIl volto nascosto di Michelangelo

Quei puntini, nella stampa di Bonasone, sopra citata, a Iacomucci facevano tanto pensare ai punti di registro necessari per sovrapporre correttamente un colore sopra un altro nella realizzazione di una stampa composta da più matrici. Rapportò con un foglio trasparente, il profilo di Michelangelo inciso dal Bonasone, alla riproduzione del Giudizio Universale.

L’incisione era perfettamente sovrapponibile e scontornava quasi fedelmente la zona centrale dell’affresco.

Inoltre riscontrava che quei puntini sull’incisione, che avevano attratto la sua attenzione, si sovrapponevano in punti molto indicativi e cioè: stimmate della mano destra del Cristo che sta all’altezza della sua testa, stimmate della mano sinistra che sta all’altezza del cuore e il terzo punto, il più evidente, cadeva sul bacino di S. Bartolomeo, il santo che ha in mano l’altro ritratto di Michelangelo, quello sulla pelle scuoiata. Quest’ultima coincidenza metteva in rapporto il ritratto piccolo con quello subliminale.

Per Iacomucci era un’ulteriore conferma. A questo punto anche l’occhio più inesperto può costatare personalmente che Michelangelo ha costruito tutto il Giudizio Universale sopra la dima del suo profilo.

Troviamo così che tutto l’affresco non é più scollegato ma ogni figura si trova nel posto giusto con il suo preciso significato.

Esempi: S. Lorenzo con in mano il simbolo del suo martirio, la graticola, è invece rappresentato con in mano una scala, la scala delle note, il suono che l’orecchio può ascoltare; infatti, S. Lorenzo sulla nuvola, forma l’orecchio del macro-ritratto. Gli angeli buccinatori si vengono a trovare proprio sopra la laringe, l’organo che emette il suono. Davanti alla bocca di questa figura subliminale, troviamo rappresentato S. Biagio e Santa Caterina cioè i santi ausiliatori protettori rispettivamente della gola e della lingua.

Pensiamo siano sufficienti questi pochi esempi per escludere che si possa trattare di una casualità, senza per ora inoltrarci nella simbologia esoterica dove la scoperta è confermata punto per punto, figura per figura.

Un esempio per tutti: le chiavi in mano a S. Pietro si trovano al centro della fronte del ritratto subliminale, rappresentando così l’apertura del terzo occhio, le chiavi del Paradiso.

Tantissimo altro c’è ancora da evidenziare, anche se pensiamo che questi pochi esempi siano più che sufficienti per rendere la scoperta incontestabile sotto tutti i punti di vista.

Per evitare equivoci, Michelangelo cambia la prima idea, quella di rappresentare una figura barbuta frontale, perché questa figura poteva essere scambiata per Dio Padre, secondo un’iconografia classica.

Invece mettendo il suo profilo, questo diventava inconfondibile per il naso rotto dal pugno di Pietro Torrigiano, rappresentato dalla figura verde inginocchiata dietro S. Pietro, piegata come il suo naso rotto.

Iacomucci s’interroga sul perchè Michelangelo fa questo ritratto. Esclude che sia uno sberleffo al committente, anzi, analizzando i fatti storici che coinvolsero i protagonisti, dichiara apertamente che potrebbe essere una cosa voluta dalla committenza stessa. Vede il Giudizio universale come un possibile telegiornale dell’epoca dove in “politichese” cioè in forma velata, venivano spiegati i possibili punti d’incontro tra due parti in contestazione, i cattolici e i circoli riformisti che premevano per avere la riforma della chiesa di Roma. Sicuramente anche Michelangelo con Vittoria Colonna e J. Valdez, faceva parte di uno di questi circoli.

Iacomucci conferma la scoperta del Prof. Francesco La Cava che nel 1923, soltanto pochi anni fa, riconosce nella pelle in mano a S. Bartolomeo, il ritratto di Michelangelo, quello che oggi tutti i critici danno per scontato da sempre e lo usano per creare confusione con la scoperta del macro-ritratto.

Iacomucci senza toccare pennelli e colori rifà di nuovo per noi il Giudizio universale, ridà forma nuova all’affresco, riporta in luce la vera Arte, capace di contenere tutta l’energia rinnovatrice del nuovo e possibile rinascimento spirituale.