Lithos = pietra, Grafia = segno

Stampa a matrice piana

litografia

Stampa su pietra

Questa tecnica si differenzia dalle precedenti (xilografia e calcografia) perché presenta una matrice dove il lavoro e il bianco stanno sullo stesso piano.

Originariamente era chiamata stampa chimica, perché la separazione del bianco del fondo, dal segno che stampa, avviene chimicamente, scomponendo la superficie della pietra in “grassa = idrofoba” (parte lavorata che prende il colore) e “magra = idrofila” (parte bianca che viene bagnata).

La bagnatura respinge il colore da stampa che è grasso, al momento dell’inchiostrazione della pietra.

Cenni storici

Inventore della litografia fu Giovanni Aloisio SENEFELDER, poeta e attore drammatico, nato a Praga il 6 novembre 1771 e morto a Monaco di Baviera il 6 febbraio 1834.

Il desiderio di stampare da solo i suoi scritti, la poca disponibilità finanziaria, una buona dose d’intuito, unita a circostanze favorevoli e all’arte di arrangiarsi, fanno sì che Senefelder arrivi a mettere a punto un nuovo sistema di stampa chiamato in un primo momento stampa chimica ed in seguito litografia.

La scoperta della litografia si colloca in un secolo, l’Ottocento, ricco d’avvenimenti e d’idee messe in pratica da personalità  geniali che resero concrete una serie di ricerche lasciate in eredità  dal secolo precedente; diventarono così operative due invenzioni che ancora oggi sono alla base della nostra vita quotidiana e precisamente la litografia e la fotografia.

Sarà  proprio la litografia la nuova tecnica emergente, che, dopo un breve periodo d’incertezze e prevenzioni, entrerà in scena con grande successo invadendo ogni genere di pubblicazioni, fino ad arrivare ai più moderni sistemi di stampa dove insieme alla fotografia continua ad essere uno dei mezzi più usati (basti pensare ad una rivista illustrata).

La litografia, con la sua facile applicazione, rivoluziona l’arte della stampa: infatti, se prima il lavoro dell’incisione richiedeva all’artista un particolare tirocinio per familiarizzare con materiali diversi da quelli consueti legati al suo mestiere, ora con la litografia, questo tirocinio non è più necessario poiché basta disegnare direttamente sulla superficie della pietra levigata.

All’artista, ora, si chiede solo di disegnare la matrice con materiali idonei (matita grassa e inchiostro litografico) lasciando poi a persona capace la realizzazione della parte tecnica necessaria per ottenere la stampa.

Si arriva così ad un altro momento molto importante e cioè alla separazione (non necessaria ma possibile) tra il disegnatore e lo stampatore, dove ognuno metterà a disposizione la propria esperienza che si sommerà  in un unico lavoro.

La stampa

litografiaIl principio di stampa si basa su una superficie di pietra (carbonato di calcio che è capace di assorbire sia il grasso sia l’acqua) sopra la quale si disegna il lavoro con inchiostri grassi e si prepara il resto, il bianco, con acido nitrico.

Una volta disegnata e preparata, la matrice viene mantenuta costantemente bagnata. L’acqua manterrà pulite le parti bianche del lavoro respingendo l’inchiostro da stampa che invece attaccherà solo sulle parti grasse del lavoro.

La stampa avviene facendo scorrere (sotto la pressione di un coltello di legno) la pietra con il foglio appoggiato sopra, nel quale si imprimerà l’inchiostro della matrice come nelle altre tecniche.

Ogni matrice può essere stampata con un solo colore, perciò, nelle stampe a più colori (cromolitografia) l’operazione dovrà essere ripetuta con più matrici stampate sempre sullo stesso foglio.

La stampa avviene per contatto diretto con la matrice per cui l’immagine risulterà rovesciata rispetto alla pietra.

Risulta chiaro che per avere un registro, funzionale al lavoro, dei vari colori sovrapposti, sia per il verso, dovranno essere preventivamente messe in opera le opportune operazioni secondo l’antico mestiere della stampa d’arte originale.

Il materiale che sta alla base della litografia, come si può capire dal nome, è costituito da un particolare tipo di pietra (calcare litografico di Solenhofen) molto usato nei pressi di Monaco di Baviera, residenza di Senefelder. La particolarità di questo calcare è d’essere carbonato di calcio quasi puro, molto compatto con porosità sottile, l’ideale per avere dette superfici uniformi.

litografialitografia

Le tecniche

Le tecniche di lavoro possibili all’interno del principio di stampa litografica sono:

  • Litografia a matita grassa
  • Inchiostro litografico
  • Inchiostro negativo
  • Litografia a incisione
  • Litografia a graffito e acido

Litografia a matita grassa

Questo sistema di lavoro è il più antico e viene comunemente usato anche oggi. Con l’esperienza acquisita negli anni queste matite (litografiche grasse) sono state migliorate e ora se ne trovano in commercio di tutti i tipi; per esempio possiamo trovare matite morbide o dure: le prime danno un segno più largo e sgranato, le seconde si avvicinano molto ad una normale matita, sia nel modo di lavorare, sia nell’effetto grafico che con esse si può ottenere.

La differenza che si ha tra un normale disegno a matita fatto su carta ed uno fatto su pietra è che quest’ultimo lo possiamo stampare con il colore che più ci piace, compreso il nero, che risulterà più intenso e corposo del segno della grafite.

Inoltre possiamo preparare la superficie della pietra più o meno porosa, questa operazione si chiama “granitura” e si ottiene strofinando due pietre tra loro con sabbia di fiume e acqua. Differenziando la grana della sabbia, possiamo avere, a nostro piacere, una superficie più o meno porosa che contribuirà ad avere effetti diversi ampliando le possibilità espressive del nostro disegno.

Inchiostro litografico

L’inchiostro litografico lo possiamo paragonare a un normale inchiostro di china. Questo inchiostro, logicamente grasso, rimane più vischioso e denso, sarà quindi opportuno prenderci un po’ di confidenza per poter sfruttare al massimo le sue caratteristiche, che abbinate a quelle della pietra, danno degli effetti molto particolari.

Vari modi di usare l’inchiostro litografico:

  – si può disegnare con un normale pennino facendo un disegno come su di un foglio, in questo caso la granitura della pietra è meglio che sia sottile, o del tutto inesistente (pietra liscia) più adatta a far scorrere la penna e ottenere un segno più nitido.

  – con un pennello si possono fare macchie, campiture più o meno lavorate e diluendo l’inchiostro litografico con acqua, ottenere degli acquerelli. In questo caso è meglio avere una granitura sottile e uniforme che ci aiuterà in seguito, nelle fasi di preparazione e di stampa, a mantenere il lavoro più fresco e spontaneo.

Caratteristiche dell’acquerello litografico

Diluendo l’inchiostro “grasso” con acqua (meglio se acqua distillata) possiamo realizzare un disegno acquerellato con varie tonalità di grigi. Questi grigi, che al momento del lavoro non presentano sostanziali differenze con un acquerello fatto su carta, sulla pietra, quando si asciugano, tendono a scomporsi, il grasso da una parte e l’acqua dall’altra formando un reticolo fittissimo di segni, che mantengono comunque il tono del grigio desiderato; questo effetto dato dall’acquerello litografico non si può eliminare perché è nelIa natura del materiale usato. E’ bene dire che questa particolarità è accettata dagli artisti, cercata e spesso volutamente ampliata, in quanto dà vitalità al lavoro rendendolo meno piatto.

Grazie a questa sua inimitabile caratteristica, l’acquerello litografico è una delle tecniche più riconoscibili perciò essa stessa diventa garanzia di un lavoro fatto correttamente.

Diffiderei molto di una litografia lavorata con inchiostro litografico, anche se a campiture piene, dove a margine di una macchia non trovassi questo caratteristico reticolo, dovuto alla separazione dell’acqua dal grasso; la mia diffidenza aumenterebbe ancora se, ad esempio, in una stampa dove l’effetto generale è quello di un acquerello, non trovassi in una sfumatura questo reticolo.

Sarei sicuro, dopo aver considerato alcune varianti possibili, ma molto improbabili, che si tratti di una riproduzione e non di una stampa originale. Riproduzione fotografica di un originale nato come disegno su carta, fatto, ad esempio, con tempere che hanno la caratteristica di diluirsi e sfumare perfettamente, senza scomporsi, a differenza dell’inchiostro litografico.

Differenza tra la grafica d’arte e la riproduzione

E’ necessario aprire una parentesi a questo riguardo per approfondire l’argomento. Niente vieta ad un artista di fare una stampa d’arte ispirandosi ad un suo precedente lavoro (es.: una pittura ad olio su tela) ed usare una tecnica con caratteristiche proprie vicine all’effetto pittorico desiderato, ma una cosa è certa, deve abbandonare i colori ad olio e la tela, per sostituirli in questo caso con pietra litografica, inchiostro litografico, acido ecc…

Il risultato sulla stampa sarà quello della tecnica litografica usata e non più quello del colore ad olio.

In questo caso, l’artista non ha fatto una riproduzione del suo lavoro ma lo ha interpretato nuovamente, usando altri mezzi e di conseguenza ha realizzato un altro lavoro, un altro originale, che si concretizza, al momento della stampa, in più copie.

Diverso sarebbe se questo quadro fosse fotografato e riprodotto su carta che, al di là di una superficiale somiglianza alla stampa d’arte, riporterà solo gli effetti pittorici del quadro ad olio e non più le caratteristiche tipiche delle tecniche originali usate per avere la stampa. E’ come avere in casa, al posto di una bella pianta, la sua imitazione in plastica.

Litografla a graffito e acido

Questa tecnica ha delle caratteristiche molto particolari e facili da riconoscere, inoltre è una tecnica che per sua natura può essere fatta solo su pietra, a differenza delle precedenti che possono essere fatte anche su lastre litografiche di zinco o di alluminio.

La sostituzione delle pietre con lastre di zinco preventivamente granite e trattate, è cosa molto antica, tanto che lo stesso Senefelder cercava di ottenere stampe con questo materiale prima di riuscirci con la pietra. Solo grazie all’esperienza fatta a posteriori, e capito bene il funzionamento, si è potuti arrivare (adoperando dei prodotti più idonei) allo zinco.

Questo ha dato un forte impulso industriale alla litografia fino ad arrivare oggi a matrici sottilissime in alluminio, fotosensibili che si possono avvolgere ai rulli delle velocissime rotative (offset), che pur essendo una cosa molto diversa dalla litografia su pietra da dove siamo partiti, ne mantengono il principio di base per la stampa. Ma torniamo alla tecnica madre rimasta integra nel tempo in funzione della stampa d’arte e per l’uso esclusivo degli artisti che con essa si vogliono cimentare.

Con la litografia a graffito, contrariamente a quello che abbiamo fatto per la matita grassa e l’inchiostro, bisogna annerire tutta la pietra con l’inchiostro da stampa, per poi asportarlo con tutti mezzi che riteniamo idonei, ottenendo una gamma di tonalità che vanno dal nero assoluto fino al bianco; si avrà così il caratteristico effetto di un disegno che emerge da un fondo scuro.

Nell’azione di raschiare l’inchiostro, noi andiamo a scoprire la pietra sottostante perciò, se adoperiamo una pietra più o meno granita, otteniamo dei grigi diversi, più o meno porosi.

Vorrei aggiungere a questa tecnica del graffito, anche un modo di lavorare con l’acido, che si può fare al momento dell’inchiostrazione della pietra, ma prima di fissare l‘inchiostro.

In questo momento si può prendere dell’acido, allungarlo più o meno, a seconda delle necessità, con acqua e lavorare la pietra annerita, così facendo si ottengono una serie di grigi inversamente proporzionali alla quantità di acido adoperato, è come se si diluisse dell’inchiostro mentre si disegna un foglio di carta, fatta eccezione per il risultato che sarà negativo.

Un disegno così ottenuto può essere ulteriormente puntualizzato, sia grattando con raschietti e punte che aggiungendo particolari con la matita grassa e inchiostro.

In litografia si possono realizzare generalmente lavori molto accurati, ma è soprattutto questa tecnica che permette di avere un controllo e una ricchezza di particolari a dir poco eccezionali.

Inchiostro negativo

Questa tecnica di lavoro è l’esatto contrario di quanto fin qui spiegato a riguardo dell’inchiostro litografico grasso.

Si disegna la pietra con una soluzione a base di gomma arabica, acido ossalico, nero fumo e acqua. Questo inchiostro invece di ingrassare le parti lavorate, le rende idrofile, cioè le predispone a trattenere l’acqua.

Una volta che il disegno è perfettamente asciutto, si prepara la pietra con sostanze grasse (es. litofina) poi si lava con acqua e si procede alla stampa.

Il disegno così fatto risulterà in negativo cioè chiaro su fondo scuro.

Litografia ad incisione

Con questa tecnica, in passato, venivano incisi biglietti da visita, cambiali, libretti assegni e carte valori in genere.

La pietra viene lisciata perfettamente e lucidata con acido ossalico, poi protetta con gomma arabica ed annerita con nero fumo.

Su questa superficie vengono incise, da specialisti in questo settore, le scritte o quant’altro è previsto nel disegno, che ovviamente deve essere inciso rovesciato per risultare leggibile dopo la stampa.

L’incisione avviene tramite punte di acciaio o di diamante; non è necessario fare un segno profondo ma solo scalfire leggermente la superficie di protezione. I segni vengono poi ingrassati con olio di oliva, quindi si procede alla stampa in quanto il resto della superficie della pietra è già stata resa idrofila al momento della lucidatura con l’acido ossalico, per cui l’inchiostro da stampa attaccherà solo sui segni.

Con l’incisione su pietra si possono ottenere segni sottilissimi e sensibili alla diversa pressione della mano passando da un segno delicato ad un segno forte senza interruzione di continuità.